Ragusa si prepara ad affrontare un futuro incerto con la chiusura dello stabilimento Versalis, un impianto strategico per l’economia locale. La decisione di Eni di cessare l’attività entro la fine dell’anno ha scatenato preoccupazione tra i lavoratori e le parti sociali, con conseguenze devastanti sia sul piano occupazionale che sul tessuto sociale della città.
Secondo le dichiarazioni di Giuseppe Ricci, Direttore Operativo di Eni, e Daniele Alfani, Amministratore Delegato di Versalis, il destino dello stabilimento ibleo è ormai segnato. La causa principale di questa chiusura è l’eccesso di offerta nel mercato europeo e la competitività dei prodotti importati, che hanno reso insostenibile la produzione nel sito di Ragusa.
L’impatto sarà notevole. Circa 121 dipendenti diretti saranno trasferiti, ma ciò che preoccupa di più sono i 250 lavoratori dell’indotto, tra cui autotrasportatori e altre figure professionali, che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro. Un numero che potrebbe arrivare a 370 persone coinvolte in un processo di licenziamento e delocalizzazione che, senza una riconversione industriale, potrebbe risultare definitivo.
Le dichiarazioni di Ricci e Alfani non offrono molte speranze: sebbene Eni abbia destinato due miliardi di euro per la riconversione della chimica di base in Italia, lo stabilimento di Ragusa non è incluso in questo piano. Senza un piano chiaro di riconversione industriale, i dipendenti trasferiti non torneranno mai più in Contrada Tabuna. Questo scenario rappresenta un vero e proprio disastro sociale ed economico per il territorio.
I sindacati, insieme alle associazioni locali, hanno già manifestato forti preoccupazioni, sottolineando che l’imminente chiusura senza una strategia alternativa rischia di impoverire ulteriormente la zona. La reazione della politica locale, finora poco incisiva, dovrà necessariamente intensificarsi per evitare il collasso economico e sociale di Ragusa.
È ormai evidente che servono interventi urgenti: la riconversione industriale potrebbe essere una soluzione, ma richiede investimenti significativi e un impegno concreto da parte di Eni e delle istituzioni. Il futuro dei lavoratori e dell’intera comunità ragusana dipende dalla capacità di tutti gli attori coinvolti di collaborare e trovare soluzioni che garantiscano una prospettiva sostenibile per il territorio.